Gli anni della
formazione (1957-1960)
La storia dei Beatles ha inizio sabato 6 luglio 1957. In quella
data, nella chiesa di St. Peter a Liverpool, in occasione della
festa annuale della parrocchia, era in corso un'esibizione dei
Quarrymen, un gruppo skiffle di cui era leader il sedicenne John
Lennon. Ivan Vaughan, già compagno delle elementari di John ed ex
componente della band, gli presentò il quindicenne Paul McCartney,
all'epoca suo compagno di scuola al Liverpool Institute. Paul si
presentò suonando Long Tall Sally di Little Richard e Twenty Flight
Rock di Eddie Cochran. Durante le sue esibizioni, John usava
cambiare parole e accordi a suo piacimento; oltre che dall'abilità
di Paul alla chitarra, rimase quindi colpito dalla sua memoria, dato
che ricordava alla perfezione i testi delle canzoni che
eseguiva. Sebbene John ben sapesse che invitare Paul a far parte
del gruppo avrebbe significato condividerne la leadership, si
risolse ben presto a farlo entrare nei Quarrymen.
Alcuni mesi dopo l'ingresso nel gruppo di Paul, questi contattò per
un'audizione un altro ragazzo che con lui frequentava il Liverpool
Institute, l'amico e compagno di scuolabus George Harrison. Lennon
ammise George nel gruppo in seguito a un provino che ebbe luogo
proprio su un autobus, dopo averlo ascoltato cimentarsi in un pezzo
strumentale, Raunchy. Nel gennaio 1960 fu un compagno di John
all'Art College, lo scozzese Stuart "Stu" Sutcliffe, a divenire il
bassista dei Quarrymen. Pittore di grande talento, acquistò un basso
Höfner dopo aver venduto il suo primo quadro. Più tardi,
quell'anno, prendendo spunto dai Crickets di Buddy Holly (grilli, in
inglese), il complesso prese il nome di Beatles – dopo essere
passato per Johnny and The Moondogs, Beatals, Silver Beetles, Silver
Beatles e infine, a metà agosto 1960, Beatles.
All’inizio della loro carriera, i Beatles mancavano di un batterista
fisso; a loro si unì per un breve tempo il batterista trentaseienne
Tommy Moore, che li lasciò dopo una tournée in Scozia come gruppo di
spalla del cantante Johnny Gentle. E soprattutto Sutcliffe aveva
difficoltà a suonare il basso in modo soddisfacente. Per una serie
di fortunate coincidenze, poiché altri gruppi di Liverpool non erano
disponibili, il loro primo manager, Allan Williams, propose loro una
scrittura ad Amburgo – dove un'altra band di Liverpool, Derry and the Seniors, stava esibendosi con successo – a condizione
che si dotassero di un batterista fisso: un giorno di agosto, al
Casbah di Mona Best notarono il figlio della proprietaria, Pete
Best, che col suo gruppo, i Blackjacks, si esibiva alla batteria.
Ritenuto idoneo, fu reclutato pochi giorni prima di partire per
Amburgo
Il periodo di
Amburgo (1960-1962)
L’Indra, il primo club di Amburgo in cui i Beatles si esibironoAd
Amburgo iniziò una vera trasformazione. Costretti dall'esigente
titolare dell'Indra, il locale dove si esibivano (al numero 64 di
Große Freiheit, una laterale della Reeperbahn, la via a luci rosse
del quartiere di St. Pauli) a lunghe performance in cui dovevano
produrre il massimo volume, la loro musica acquistò potenza e
consapevolezza. In quel periodo si formò lo stile e il repertorio
che avrebbe caratterizzato i primi anni della loro attività e
secondo una teoria – successivamente contraddetta dall'interessato –
iniziò a emergere la volontà di Paul di prendere il posto di Stuart
al basso. La prima volta che il gruppo si esibì con un contratto a
nome "The Beatles" fu proprio ad Amburgo, il 17 agosto 1960.
A fine novembre furono costretti a tornare a Liverpool a causa di
alcuni problemi con la polizia tedesca, imbeccata dal primo
impresario che li aveva ingaggiati ma che essi avevano in seguito
lasciato per un contratto più vantaggioso. George era minorenne e
non poteva lavorare legalmente; Pete e Paul, trasferitisi nella
sistemazione procurata dal loro nuovo datore di lavoro, rientrando
nottetempo nel loro vecchio e precario alloggio per prendere le loro
cose illuminarono la stanza dando fuoco a un profilattico appeso
alla parete e incendiando così la carta da parati, evento che
provocò il loro arresto e quindi l'espulsione. Tuttavia, pochi mesi
dopo essi ritornavano ad Amburgo con un contratto firmato senza
l'intermediazione del loro manager, grazie agli estimatori che si
erano conquistati, e lì si esibirono dal 1º aprile al 1º luglio
1961.
Nella terza spedizione nella città tedesca – che ebbe luogo
nell'aprile-maggio 1962 – si iniziò a delineare la definitiva line-up della band. Stuart Sutcliffe, ammesso all'Accademia d'arte
di Amburgo, lasciò la musica per dedicarsi alla pittura, suo vero
interesse, e al basso subentrò Paul McCartney. Cambiò anche il
loro look: i capelli pettinati in avanti con la frangetta, le
giacche di pelle e senza risvolti, il tutto completato da
stivaletti, furono il contributo all'immagine dei Beatles dato dalla
fidanzata tedesca di Stuart, Astrid Kirchherr. Il gruppo ritornò
ad Amburgo per l'ultima trasferta a metà dicembre 1962, esibendosi
fino a fine anno allo Star-Club. Con questi ultimi concerti, i
Beatles avevano collezionato un totale di 800 ore sui palcoscenici
tedeschi.
Gli esordi in studio (1962-1963)
L'ingresso del Cavern Club.Al loro ritorno a Liverpool dalla prima
trasferta amburghese, i Beatles iniziarono ad attrarre l'attenzione
con la loro musica martellante e il loro nuovo aspetto estetico,
originale per quei tempi. Cominciarono a suonare in un locale in
Mathew Street, il Cavern Club, dove si erano precedentemente esibiti
con scarsi risultati, ma in cui ora, con la loro grinta
e disinvoltura sul palco, richiamavano un vasto pubblico, formato in
gran parte da frenetiche ammiratrici.
Presto trovarono un manager in Brian Epstein che, all'epoca, gestiva
un negozio di elettrodomestici e dischi a Liverpool. Incuriosito
dalla richiesta da parte di un loro fan di My Bonnie, un disco da
loro registrato in Germania in cui in realtà essi accompagnavano il
cantante solista Tony Sheridan, e incoraggiato dal fatto che essi si
esibissero nel Cavern Club a poca distanza dal suo negozio, ci andò
per conoscerli. Colpito dal loro carisma e dal richiamo di
pubblico, si offrì di fare loro da manager. Anche per il fatto di
aver rotto con il loro primo impresario Allan Williams, e
limitandosi la loro attività quasi esclusivamente agli spettacoli
quotidiani al Cavern Club, dopo un'iniziale esitazione accettarono.
Da parte sua Epstein riuscì ad allargare il giro delle loro
scritture, si impegnò a "ripulirli" e a "civilizzarli" adeguatamente per poi ottenere un provino ai Beatles con la Decca Records per il giorno di capodanno del 1962.
Fu così che Mike Smith, osservatore della Decca Records, partì alla
volta di Liverpool per ascoltare i Beatles e un altro gruppo locale,
rimanendo favorevolmente impressionato dalle loro esibizioni al
Cavern Club. Giunti a Londra per l'audizione dopo un viaggio
disastroso e una notte passata male, irritati e nervosi i Beatles –
malconsigliati da Brian Epstein nella scelta dei brani – eseguirono
la parte meno eccitante del loro repertorio, conservato per la
storia nelle registrazioni rimaste nell'archivio della casa
discografica. Nonostante il gradimento di Smith, la Decca
preferì mettere sotto contratto un altro gruppo – Brian Poole & The
Tremeloes – per il fatto che quest'ultimo era di Londra e non della
relativamente lontana Liverpool. L’errore di valutazione divenne
epocale. Un paio d'anni dopo, la stessa Decca, per ironia della
sorte su raccomandazione di George Harrison, mise sotto contratto i
Rolling Stones, pur non essendo in un primo momento convinti,
proprio perché memori dell'errore con i Beatles.
Dopo questo insuccesso, Brian Epstein pensò che per dare un tocco di
maggiore professionalità e così colpire maggiormente i discografici
fosse più convincente presentarsi con un disco piuttosto che con dei
nastri. Si recò perciò nel celebre negozio HMV in Oxford Street
a Londra, dove il tecnico Jim Foy, addetto alla realizzazione
dell'acetato, rimase favorevolmente impressionato dalla musica che
aveva sentito e indirizzò il manager dei Beatles a Sid Coleman,
dirigente della EMI. Fu solo l'insistenza di Brian Epstein e il
fatto che egli fosse, con il negozio di famiglia NEMS (North End
Music Stores), un importante distributore nel nord dell'Inghilterra,
a convincere i dirigenti EMI, che demandarono a George Martin il
compito di ascoltare qualche traccia incisa dai Beatles.
Martin, all'epoca, era responsabile per la EMI dell'etichetta
sussidiaria Parlophone, che si occupava di jazz e musica classica.
Era quindi piuttosto lontano dal genere musicale dei Beatles, ma
avendo ascoltato su insistenza di Epstein parte del materiale da
essi prodotto, decise di concedere loro un'audizione che si tenne il
6 giugno 1962 a Londra. Furono registrati quattro pezzi, tra cui una
versione del classico Bésame Mucho cantata da Paul, e tre
composizioni originali: Love Me Do, P.S. I Love You e Ask Me Why,
dalle quali l'assistente di studio di George Martin, Ron Richards
(che si fece carico della seduta di registrazione in attesa
dell'arrivo di Martin) rimase positivamente impressionato.
Gli studi discografici EMI di Abbey RoadFu solo a quel punto che i
Beatles poterono avere un vero contratto discografico, anche se non
molto vantaggioso per loro. Martin era convinto che si potesse
trarre qualcosa di buono dal gruppo, ma certo non più di qualche
migliaio di copie prima che la band cadesse nel dimenticatoio e si
sciogliesse, come succedeva nella musica pop del tempo. Quando il 4
settembre 1962 i Beatles si ripresentarono ad Abbey Road in sala
d'incisione, Ringo Starr sostituiva Pete Best alla batteria. Subito
dopo l'audizione di giugno, infatti, George Martin, insoddisfatto
della batteria di Best, aveva detto a Brian Epstein che avrebbe
preferito un sessionman per le registrazioni in studio, mentre Best
poteva andare bene per le esibizioni dal vivo. Pete Best aveva
un carattere molto introverso e perciò non si era creato un forte
legame fra lui e gli altri tre componenti del gruppo. Inoltre John,
Paul e George conoscevano già Ringo per averlo incrociato ad Amburgo
quando suonava con il gruppo Rory Storm and the Hurricanes; e il
batterista conosceva il loro repertorio in quanto aveva
occasionalmente sostituito Best. Sotto la pressione di George
Martin, Starr fu perciò considerato dai tre l'elemento adatto alla
sostituzione definitiva, avvenuta il 16 agosto.
Per la sessione del 4 settembre, Martin aveva trovato loro una
canzone con cui pensava potessero scalare la classifica delle
vendite. Il titolo del pezzo era How Do You Do It? e l'autore era
Mitch Murray. Ma i Beatles fecero chiaramente capire che volevano
registrare materiale di loro composizione. Così, dopo
l'esecuzione di How Do You Do It? si passò a incidere Love Me Do.
Ascoltando la registrazione di quel giorno, il produttore considerò
la prova di Ringo Starr poco soddisfacente e perciò per la sessione
in studio della settimana successiva provvide a sostituire Ringo con
il sessionman Andy White, che suonò la batteria in Love Me Do e in
P.S. I Love You. Ringo si adattò a suonare il tamburello come
rinforzo al rullante in Love Me Do, mentre in P.S. I Love You era
alle maracas.
Etichetta dell'album Please Please Me (versione pubblicata in Gran
Bretagna)Love Me Do venne pubblicata come singolo nella versione con
Ringo Starr, mentre la versione dell'album vide White alla
batteria. Il disco raggiunse il diciassettesimo posto nelle
classifiche di vendita del Regno Unito, ma a Liverpool vendette
moltissimo. Una leggenda vuole che il successo di vendite a
Liverpool fosse dovuto all'acquisto da parte di Brian Epstein di
migliaia di copie del disco. A quarant'anni di distanza, quello che
sembrava solo un episodio leggendario fu invece confermato da Alistair
Taylor, a quel tempo assistente di Epstein.
Please Please Me fu il loro secondo 45 giri e raggiunse il primo
posto della Hit parade inglese. Sarebbe stato il primo degli
innumerevoli hits firmati Lennon-McCartney. Il successo del brano
iniziò a far conoscere il gruppo su scala nazionale: uscito l'11
gennaio 1963, ebbe subito recensioni positive.
Due mesi dopo la pubblicazione di Please Please Me, il 22 marzo uscì
l'album omonimo, che vendette subito 500.000 copie e raggiunse il
primo posto nella classifica di vendita britannica degli LP.
Questo 33 giri, che vedeva un'originale copertina con la loro foto
in costume di scena affacciati, baldanzosi e sorridenti, dalla
ringhiera della casa editrice della EMI in Manchester Square, fu
di fatto il primo passo del loro ingresso nella storia della musica
pop. Notevole era il fatto che per la prima volta non si trattava di
cover raffazzonate alla buona per mettere insieme il formato a 33
giri, come era comune per sfruttare rapidamente singoli di successo;
ben otto brani su quattordici erano infatti di loro composizione.
L'album seguente, With the Beatles, fu pubblicato il 22 novembre
1963 ed ebbe un consenso talmente grande, sia di pubblico sia di
critica, che non fu nemmeno necessario promuoverlo con l'uscita di
un singolo. La copertina era decisamente artistica e
originale, così come i sette brani firmati da Lennon-McCartney e
il primo firmato da Harrison intitolato Don't Bother Me. Divennero
celeberrime All My Loving, ripresa da molti altri artisti, e I Wanna
Be Your Man, con la quale i Rolling Stones centrarono il loro primo
successo commerciale. Intanto, a fianco dell'intensa attività in
studio, si susseguivano senza sosta i concerti e i tour in vari
Paesi del mondo.
« I compositori inglesi più straordinari del 1963 sono, a tutti gli
effetti, John Lennon e Paul McCartney... le settime maggiori e le
none si integrano così bene nelle loro canzoni da far pensare che
armonia e melodia nascano insieme »
(William Mann, dal quotidiano The Times, 1963)
La scalata al successo – Le tournée (1963-1966)
McCartney, Harrison e Lennon con la cantante Lill-Babs alla
televisione svedese (ottobre 1963) Il 1963 rappresentò l’anno in cui
esplose la popolarità del gruppo. A essa concorsero le loro
produzioni musicali, i concerti in speciali occasioni (il Val
Parnell’s Sunday Night at the London Palladium e la storica
esibizione al Royal Variety Performance, alla presenza dei reali
inglesi), le apparizioni televisive. Testimonianza del boom della
celebrità è fra l’altro l’andamento delle adesioni al Beatles fan
club; a inizio del 1963 gli aderenti ammontavano a un migliaio, alla
fine dello stesso anno il numero degli iscritti era salito
vertiginosamente a ottantamila. E al termine di quell’anno i
giornali inglesi riconoscevano quasi unanimi le qualità del
gruppo. Ma una parte rilevante per la diffusione dell’immagine
del gruppo fu costituita dalle tournée.
Per la seconda volta dopo il 1960, la Scozia accolse i Beatles in un
minitour dal 3 al 6 gennaio 1963. Questa esperienza permise ai
quattro musicisti di uscire dalla routine delle esibizioni nello
stesso club. John considerò il tour scozzese del 1963 «un sollievo.
Cominciavamo a sentirci limitati, senza sbocchi. L’esperienza di
Amburgo era ormai superata».
Ancora più motivante fu la tournée successiva come gruppo di spalla
di Helen Shapiro che si svolse dal 2 febbraio al 3 marzo dello
stesso anno e che toccò quattordici centri inglesi. Il tour
contribuì al definitivo amalgama di Ringo con gli altri tre Beatles
e all’affiatamento del gruppo. Di nuovo John giudicò che «cambiare
ogni sera locale fu un vero toccasana».
Tornati a Liverpool il 4 marzo, dopo cinque giorni con altri artisti
erano nuovamente in tournée – che sarebbe durata fino al 31 marzo –
per le maggiori piazze inglesi, sempre più popolari fra il pubblico
dei concerti, sempre più in risalto nei cartelloni pubblicitari e
sempre più importanti tanto da essere loro a esibirsi in chiusura
degli spettacoli.
I Beatles scortati all’uscita da un concerto. Alla fine del
1963 vennero pubblicati i primi 45 giri dei Beatles in Italia: le
prime recensioni, curiosamente, li paragonarono a degli imitatori di
Peppino Di Capri e i suoi Rockers (ad esempio quella sul
Radiocorriere TV), non cogliendo quindi l'elemento di novità del
gruppo.
In seguito, con le apparizioni televisive negli show musicali,
la loro immagine innovativa, la pettinatura, i vestiti, essi
conquistarono un istantaneo seguito tra gli adolescenti inglesi.
Iniziò così la beatlemania: ogni loro concerto fu presto
caratterizzato dalle urla assordanti delle fan che rendevano
impossibile ascoltare il suono che producevano. Erano inoltre
costretti a rocambolesche fughe per evitare l'assalto delle orde di
ammiratrici.
E si riproposero le impressionanti scene di delirio collettivo che
dapprima si erano verificate oltre Atlantico nel febbraio del 1964,
in occasione della loro apparizione in TV all’Ed Sullivan Show e dei
concerti al Washington Coliseum di Washington D.C. e a
Miami, poi nella tournée che nel giugno li aveva visti suonare in
Australia e Nuova Zelanda e nell'estate successiva durante il primo
vero tour che li lanciava sul mercato americano.
Durante l'apparizione all'Ed Sullivan Show il numero di crimini
riportati a New York fu molto vicino allo zero, e quelli minorili
praticamente si azzerarono. Al proposito, George Harrison
affermò: «Persino i criminali si sono presi dieci minuti di pausa in
occasione dello show dei Beatles.», prendendo spunto dalle
notizie, forse un po' sensazionalistiche, apparse sui quotidiani
anglo-americani dell'epoca.
La tournée del febbraio 1964 è stata documentata, per quanto
riguarda la parte relativa alla capitale Washington, anche da una
serie di 46 fotografie rimaste a lungo inedite, scattate da un
fotografo dilettante, Mike Mitchell, e battute all'asta da
Christie's a New York City nel luglio 2011 per una cifra
esorbitante.
Vista dall'alto dell'Hollywood Bowl, dove il gruppo si esibì il 23
agosto 1964. Il 10 luglio 1964 venne dato alle stampe A Hard Day's
Night: il film omonimo fu un vero e proprio tributo alla beatlemania;
l'idea portante era di riprendere 36 ore della vita dei quattro
musicisti nello stile di un documentario. A Hard Day's Night si
rivelò il loro migliore album fino a quel momento e per la prima
volta un loro LP conteneva esclusivamente brani originali (fra
l'altro tutti firmati dalla coppia Lennon/McCartney, caso unico
nella discografia dei Beatles). Il disco viene ricordato anche per
l'introduzione della Rickenbacker elettrica a dodici corde, e del
rivoluzionario stile, contemporaneo a quello dei Byrds di Roger
McGuinn. Paul McCartney si specializzò sempre di più nella
produzione di canzoni melodiche, sentimentali e accattivanti come
And I Love Her e Eight Days a Week, mostrando però un'accuratezza
tecnica sempre maggiore.
In quella fase creativa del gruppo, una parte di rilievo fu giocata
dal loro incontro con le droghe “naturali”. Durante la tournée
statunitense di agosto-settembre 1964, nella suite in cui
alloggiavano, i Beatles fecero conoscenza con il folk-singer
americano Bob Dylan che, vistesi offrire delle pasticche sintetiche
– del tipo che essi assumevano come stimolanti durante la gavetta di
Amburgo –, propose ai quattro in alternativa «qualcosa di più
naturale un po' di marijuana», con risultati esilaranti per
tutti.
Dopo il tour autunnale in terra britannica, attesi spasmodicamente
anche in Italia, dal 24 al 28 giugno del 1965 i Beatles effettuarono
un mini-tour italiano organizzato dall'impresario Leo Watcher, e
in ciascuno dei concerti – uno al pomeriggio e uno alla sera –
suonarono per poco più di mezz'ora (preceduti da artisti rock
italiani molti dei quali della scuderia Carisch come Angela, Peppino
Di Capri, Fausto Leali e i New Dada); nonostante la brevità delle
performance dei Beatles, i fan che accorsero ad ascoltarli al
Velodromo Vigorelli di Milano, al Palasport di Genova e al Teatro
Adriano di Roma ne rimasero entusiasti. In nessuna delle esibizioni
si registrò il tutto esaurito e fu quella l'unica volta che
suonarono in Italia.
I Beatles al Teatro Adriano di Roma nel giugno 1965Nel giugno del
1965, nel pieno della loro carriera, venne annunciato che i
componenti del complesso sarebbero stati insigniti della
onorificenza di Membri dell'Ordine dell'Impero Britannico dalla
regina Elisabetta II. La nomina avvenne a seguito di richieste
popolari, e fu sostenuta dall'allora Primo Ministro Harold
Wilson. La consegna dell'onorificenza avvenne il 26 ottobre 1965
a Buckingham Palace, in un'atmosfera cordiale stando a quanto
riferito dagli stessi Beatles. La motivazione ufficiale del
riconoscimento evidenziò più che i loro meriti artistici quelli
economici; infatti i Beatles avevano fatto da traino alla zoppicante
economia inglese che trovò un immediato giovamento dal made in
England artistico diffusosi ormai in quasi tutto il pianeta[senza
fonte]. Conviene rammentare che raramente nel passato la Gran
Bretagna aveva esportato cantanti, canzoni e composizioni e ormai
veniva considerata una colonia americana per la musica leggera e
una colonia italiana per il bel canto. (Anni più tardi, nel 1969,
Lennon rinuncerà alle onorificenze restituendo la medaglia alla
regina, in un gesto clamoroso con cui intese protestare per il ruolo
del Regno Unito nel Biafra e contro l'appoggio agli Stati Uniti in
Vietnam e per il fatto che il suo disco Cold Turkey non arrivò in
cima alla Hit Parade. Nel 1997, invece, Paul McCartney sarà promosso
al grado di Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico, il che
comporta il diritto al titolo di Sir davanti al nome)
Instancabilmente proseguirono i loro tour dopo la pausa di
quattordici giorni dovuta alla registrazione dell'album; nel secondo
tour americano le scene di folle deliranti, composte soprattutto da
ragazze urlanti, culminarono con lo storico concerto il 15 agosto
1965 allo Shea Stadium di New York, davanti ad un pubblico di 55.000
persone.
Il gruppo effettuò un tour in tardo autunno in giro per
l'Inghilterra. A cavallo fra giugno e luglio del 1966, dopo una
puntata in Germania i Beatles volarono in Giappone per tre concerti
a Tokio, e fecero l'ultima tappa nelle Filippine dove si trovarono
invischiati in una situazione difficile con la polizia locale.
Nel loro ultimo tour americano del 1966, subirono contestazioni da
parte di alcuni gruppi di fanatici religiosi a causa di
un'intervista resa a Maureen Cleave dell'Evening Standard in cui
John Lennon dichiarava la presunta maggiore popolarità ed incidenza
dei Beatles rispetto a quella di Gesù Cristo. Neppure la
benevola e assolutoria nota del Vaticano servì a stemperare
l'asprezza del confronto. I giornalisti li assillarono
continuamente su questo tema finché Lennon riuscì a chiarire le sue
tesi un volta per tutte e a calmare un po' le acque; i quattro
musicisti però vissero ugualmente l'ultima fase della tournée con il
terrore di essere bersaglio di qualche attentato.
« Non sono contro Dio, contro Cristo o contro la religione. Non
avevo alcuna intenzione di criticarla. Non ho affatto detto che noi
eravamo migliori o più famosi ... e non ho paragonato noi a Gesù
Cristo come persona o a Dio come entità o qualsiasi altra cosa esso
sia Ho detto che avevamo più influenza sui ragazzi di
qualsiasi altra cosa, compreso Gesù. Se avessi detto che la
televisione era più popolare di Gesù probabilmente l'avrei passata
liscia. Le mie opinioni sul cristianesimo derivano da ciò che di
esso ho letto e osservato coi miei occhi, e da quello che è stato e
potrebbe essere. Dico semplicemente che mi sembra che stia perdendo
terreno e contatto ... La gente pensa che io sia contro la
religione, ma non è così. Sono una persona molto religiosa... »
(John Lennon, 1966)
Stressati dal clima minaccioso e logorati da anni di sfibranti
tournée, i Beatles decisero che la loro ultima esibizione dal
vivo sarebbe stata il concerto che tennero al Candlestick Park di
San Francisco, il 29 agosto del 1966.
Verso la maturità musicale (1964-1965)
Paul, George e John durante un'esibizione alla TV olandese nel
1964, il poco tempo lasciato libero dalle tournée che si susseguivano
a ritmo battente causò il passo indietro di Beatles for Sale, uscito
il 27 novembre 1964. Il titolo sardonico ma emblematico, ideato da
John Lennon, rifletteva le stesse impressioni del brano più
gettonato che fu Eight Days a Week; la stanchezza aleggiava tra le
note dell'album nonostante il più alto numero di cover presenti, ben
sei, e per di più prese in prestito da autori della fama di Buddy
Holly, Chuck Berry, Little Richard. Per queste ragioni viene
considerato l'album meno incisivo del gruppo.
Tale lavoro fu però un passo necessario per consentire il percorso
evolutivo musicale esplicato dapprima con Help!, altro album di
supporto a un film omonimo. La pellicola risultò essere un successo
commerciale e finanziario, ma un fiasco sotto il profilo
artistico, evidenziando più che altro il buon talento
recitativo di Ringo Starr e un certo disinteresse di John Lennon per
le riprese (proprio lui in seguito otterrà premi
cinematografici con la pellicola Come vinsi la guerra). Il disco
mise in evidenza da una parte la passione di Lennon per Dylan
manifestata nella ballata You've Got to Hide Your Love Away e la sua
ricerca di testi sempre più elaborati e impegnati, dall'altra la
continua ricerca di brani melodici e romantici, condotta da Paul
McCartney e culminata nella evergreen Yesterday.
Help! fu pubblicato nell'agosto 1965 e solo quattro mesi più tardi
la loro evoluzione li portò al risultato straordinario di Rubber
Soul, album raffinato e ricercato in cui compare per la prima
volta nella musica leggera occidentale il suono del sitar indiano, e
le cui sonorità presero il sopravvento sui temi trattati nei primi
anni di carriera, volutamente non impegnati e frivoli, atti a
conquistare più pubblico possibile. I Beatles erano adesso pronti
anche a mettere pubblicamente su disco le riflessioni sul proprio
ruolo e sull'importanza che essi, all'inizio incoscientemente e, man
mano, sempre più volontariamente, stavano assumendo nel panorama
della musica occidentale e degli usi e dei costumi.
Immagine tratta dal trailer distribuito in USA del film
Help!Percepivano di trovarsi al centro del mondo occidentale avendo
conquistato, per primi nella storia della musica moderna, fans
trans-generazionali (dai teen-ager fino agli adulti e persino agli
anziani); seguirono quindi la via della sperimentazione per
innumerevoli motivi, cercando anche di stupire, di ammaliare e di
guidare con ogni opera e ad ogni atto pubblico i loro fans.
Assursero al ruolo di "profeti", più che ascetici, però, "mondani",
necessari a una massa in divenire alla ricerca di nuovi punti di
riferimento. E cominciò anche l'uso di stupefacenti
come l’LSD, che avrebbero ispirato direttamente il testo e le
suggestioni psichedeliche di molti loro brani.
Rubber Soul venne pubblicato nel dicembre del 1965. L'album è
pervaso da un'atmosfera misticheggiante, le musiche appaiono
fresche, imprevedibili, trascinanti; Paul McCartney confermò i suoi
talenti in Drive My Car orchestrata da un piano straripante e
virtuoso, da una chitarra scintillante, e dalle voci allusive e
sbeffeggianti, mentre con Michelle cantò un inno
all'amore dolciastro e sentimentale meritevole di innumerevoli
cover; John Lennon raggiunse picchi di umorismo sardonico memorabili
nelle sue indimenticabili ballate: in Norwegian Wood, compose un
quadretto di un'avventura extraconiugale tanto grottesca quanto
esistenzialista; in Nowhere Man, delineò un ritratto
dell'uomo medio contemporaneo proteso verso falsi e inutili
traguardi a causa della perdita del senso della vita; in Girl e In
My Life la vena ironica si accostò perfettamente a quella nostalgica
e a quella romantica.
La vetta
artistica (1966-1967)
Geoff Emerick (a sinistra), qui insieme al musicista polacco Maciek
Miernik (2003) « Oggi penso che tutto ciò che abbiamo fatto finora
sia spazzatura. Agli altri magari piace quello che abbiamo fatto, ma
noi non ci illudiamo. Non significa nulla rispetto a ciò che
vogliamo realizzare adesso »
(George Harrison, 1966)
La maturità artistica del gruppo di Liverpool è da molti critici
considerata il biennio 1966-67. Nel 1966 viene pubblicato Revolver,
che molti critici musicali ritengono un picco nella creatività dei
Beatles. Il nuovo LP iniziò la fase in cui la musica dei
Beatles prendeva forma in lunghe e articolate sessioni in studio,
con l'assistenza di Geoff Emerick, giovane tecnico assunto in EMI
cinque anni prima all'età di 15 anni, piuttosto insofferente alle
normative consolidate da anni ad Abbey Road riguardanti le
metodologie da usare nella presa del suono. Emerick sfruttò con
abilità tutte le risorse fornite dalla primitiva tecnologia
dell'epoca, ne introdusse di assai innovative, e così vennero alla
luce capolavori sul piano del suono che sarebbe stato impossibile
riprodurre in concerti dal vivo. Revolver parlò di amore, di
droga, ma anche di tasse con il pezzo di apertura Taxman, critico
verso i politici inglesi dell'epoca, composto e cantato da George
Harrison. Parlò anche di morte con Tomorrow Never Knows di John
Lennon che si era ispirato al Libro tibetano dei morti con la voce
immersa tra suoni di nastri riprodotti al contrario, anticipando Sgt.
Pepper's; le canzoni di McCartney Eleanor Rigby, For No One, Good
Day Sunshine e Here, There and Everywhere avrebbero raggiunto una
nitidezza non più eguagliata. I suoni si arricchirono
di strumenti indiani e di molte altre innovazioni elaborate in
studio in modo artigianale ma dalla grande resa finale.
Cominciarono gli anni delle lunghe sedute di registrazione in
studio: non potendo riprodurre dal vivo le complesse sonorità dei
brani presenti sui loro dischi a partire da Revolver, ma anche
estenuati dalle tournée mondiali con tumultuose esibizioni in cui il
suono del gruppo era letteralmente sommerso dalle urla delle
fan, preoccupati per le prime minacce piovute dai fanatici religiosi e infine allettati dall'ambizione di entrare nei
libri di storia, non solo musicale, i Beatles
interruppero l'attività dal vivo e si dedicarono esclusivamente
all'attività in studio di registrazione. Fu questa una scelta
dolorosa per Brian Epstein che si sentì a quel punto persino inutile
e ingombrante, anche se fu proprio lui a spingere i Beatles
verso il progetto di un'etichetta indipendente.
Il 1º giugno del 1967 fu pubblicato il disco considerato da molti il
più importante della storia del rock: Sgt. Pepper's Lonely Hearts
Club Band, inizialmente pensato come un concept album che avrebbe
dovuto rievocare gli anni della loro infanzia e adolescenza a
Liverpool. Il titolo nacque su idea di Paul McCartney che voleva
creare una nuova identità al gruppo. Tuttavia, esigenze
contrattuali imposero che venissero commercializzati come 45 giri i
due brani del progetto già registrati: Penny Lane e Strawberry
Fields Forever. Veniva così pubblicato un 45 giri dal doppio
lato A, cioè con due pezzi di pari livello (cosa questa "inventata"
proprio per i Beatles, e avvenuta per la prima volta nel 1965 con Day Tripper/We Can Work It Out). Ciononostante, Sgt. Pepper
conservò un'apparente compattezza, dovuta alle innovazioni sonore
introdotte e al momento particolarmente ricettivo del pubblico,
a dispetto della disomogeneità qualitativa dei brani presenti nel
disco. Anni dopo, John Lennon rivendicherà l'individualità dei suoi
pezzi (Lucy in the Sky with Diamonds, A Day in the Life i più
notevoli) affermando che sarebbero potuti stare in qualunque 33 giri
dei Beatles, negando implicitamente che Sgt. Pepper fosse un concept
album.
In studio nel 1966: da sinistra Harrison, McCartney, George Martin e
LennonL'uscita del disco provocò uno strappo nel panorama musicale
mainstream: tutto, dalla copertina, ai suoni, alla chiusura con la
"epica" e "apocalittica" A Day in the Life, era la riproposizione in
chiave "moderata" e popolare delle pietre miliari del 1966
americano, ovvero gli album dei Byrds, dei Beach Boys (Pet Sounds) e
di Bob Dylan (Blonde on Blonde). Finalmente l'Europa per prima e il
grande pubblico internazionale poi, legittimavano testi e suoni che
fino ad allora avevano rappresentato la cultura alternativa, il
prodotto dell'underground giovanile. Da questo momento
la musica pop poteva a ben diritto essere considerata arte.
Nella copertina dell'album c'è un messaggio ironico all'indirizzo
del loro gruppo rivale, costituito dalla frase "Welcome The Rolling
Stones" stampata sulla maglietta di un pupazzo dalle fattezze di una
bimba col viso di Shirley Temple. Jimi Hendrix rese onore all'uscita
dell'album producendo rapidamente una cover del brano di apertura spesso eseguita durante i suoi concerti.
« L'atmosfera dell'album era in sintonia con lo spirito di quel
periodo, perché noi stessi eravamo permeati da quello spirito. Non
intendevamo fare di tutto per dargli quell'armosfera, semplicemente
c'eravamo dentro. E non è stato solo il clima del periodo a
influenzarci; ho cercato dei riferimenti che fossero più estremi.
L'atmosfera del tempo assomigliava di più ai Move o agli Status Quo
o gruppi del genere. Invece oltre a tutto ciò, c'era quello spirito
d'avanguardia che penso sia entrato in Pepper. Era decisamente un
movimento di popolo. Voglio dire, noi non stavamo cercando di
alimentare quel movimento, noi ne eravamo parte, come lo eravamo
sempre stati. Ritengo che i Beatles non siano stati i leader di una
generazione, ma i suoi portavoce »
(Paul McCartney)
Il 25 giugno il gruppo registrò dal vivo negli studi EMI la
lennoniana All You Need Is Love che sarebbe diventata l'inno dei
figli dei fiori e della Summer of Love; lanciata in
mondovisione durante la prima trasmissione internazionale televisiva
via satellite, rappresentò simbolicamente tutto il movimento
artistico musicale britannico e la nascente generazione dell'amore.
Famosi ma non infallibili: così i Beatles si scoprirono in quella
estate: tra le altre cose, il loro terzo film (destinato alla
televisione) Magical Mystery Tour, di cui firmano – e sarà l'unica
volta – la regia, si sarebbe rivelato un fiasco.
Tuttavia il progetto musicale alla base del film non è senza
interesse. Magical Mystery Tour uscì come EP in Gran
Bretagna con le sole sei canzoni del film, mentre in America (e in
Italia) fu pubblicato un LP comprendente tutti i singoli del 1967,
tra cui Strawberry Fields Forever e Penny Lane, i due grandi esclusi
di Sgt. Pepper. Magical Mystery Tour venne concepito come un piccolo
Sgt. Pepper, con la roboante canzone iniziale, appunto Magical
Mystery Tour, di McCartney, un corpo centrale, e un pezzo finale di
John Lennon, I Am the Walrus, dal sapore squisitamente psichedelico;
ispirata da un poema di Lewis Carroll, The Walrus and the Carpenter,
contenuto in Alice nel Paese delle Meraviglie, è una delle canzoni
più notevoli in assoluto di John Lennon (gli Oasis, grandi
estimatori dei Beatles, la inserivano spesso tra i brani finali dei
loro concerti). Altro brano rilevante era The Fool on the Hill,
composto da un lirico Paul McCartney.
Quella stessa estate, il loro scopritore e manager storico Brian
Epstein sarebbe stato trovato morto nella sua stanza, per un letale
mix di alcool e psicofarmaci. La complessa macchina organizzativa e
soprattutto amministrativa del gruppo si trovò così all'improvviso
senza una guida.
Primi contrasti (1968)
Il guru Maharishi (1973) Il 1968 si aprì con un viaggio in India a Rishikesh, presso il Maharishi Mahesh
Yogi, alla scuola di pensiero della "Rigenerazione spirituale" di
cui i Beatles erano nel frattempo diventati adepti. Al ritorno
dall'India, John e Paul volarono a New York per il lancio della loro
società di produzione ribattezzata "Apple" e che aveva per simbolo
una mela verde. Con la loro società, essi spiegarono, volevano
offrire la possibilità a tutti gli artisti che avevano qualcosa da
dire, fossero essi musicisti, scrittori, cineasti, di potersi
esprimere senza passare dalla dura gavetta e dalla spasmodica
ricerca di qualcuno che gli desse fiducia come era capitato a loro.
Paul disse in una conferenza stampa che l'idea era quella di un
"comunismo occidentale". Di fatto, l'attività principale
della Apple fu la produzione dei loro dischi, che dal White Album in
poi iniziarono ad apparire con l'etichetta della mela verde, intera
su un lato del disco e tagliata a metà sull'altro. Si trattò di
un'impresa velleitaria che risucchiò molto denaro e dette risultati
assai modesti rispetto alle aspettative artistiche, anche se alla
fine uscirono per la Apple dischi di autori di talento, come il
giovane James Taylor.
Con il contributo anche di molti brani composti durante il loro
soggiorno presso l'ashram himalayano del Maharishi, conclusosi con
una certa delusione da parte loro, nacque il doppio The Beatles
(soprannominato White Album per la copertina completamente bianca),
uscito nel novembre del 1968. Nel disco è evidente come il gruppo
stesse perdendo la propria coesione, in quanto ogni brano
riporta l'identificabile cifra stilistica del suo autore, ma anche
in positivo il prepotente emergere come compositore di George
Harrison (sua infatti la notevole While My Guitar Gently Weeps, che
si segnalò anche per l'inedita presenza alla chitarra solista di
Eric Clapton).
Ma il disco, oggi ampiamente rivalutato dalla critica e dai più
grandi artisti, non riscosse lo stesso consenso dei precedenti, ed essi stessi si accorsero di non avere tra loro quella
sintonia dei primi tempi. Nonostante questo, l'album presenta
particolarissimi spunti innovativi psichedelici e di musica ambient-alternativa come Revolution 9 e alcune sonorità di
contaminazione jazz, blues e musica etnica. In quel periodo i
percorsi della musica cosiddetta "alta" e della musica "bassa", per
così dire, si incrociarono e da questi accostamenti nacquero
progetti, suite, opere sempre più avveniristici.
Il 3 di Savile Row, dove avevano sede gli uffici della Apple
CorpsPer questi motivi e per rimediare ai sempre più frequenti
contrasti interni (dovuti anche alla presenza ingombrante della
nuova compagna di Lennon, Yoko Ono), nacque l'idea di "tornare alle
origini" con un disco più spontaneo e meno ricercato, registrato in
diretta senza le ricercatezze e le elaborazioni in studio dei loro
ultimi lavori. Il progetto, dal nome Get Back, prevedeva anche
un film sulla sua realizzazione e il ritorno a una performance dal
vivo.
Le riprese delle sedute di registrazione furono affidate al regista
Michael Lindsay-Hogg. Venne così immortalato un litigio tra Paul e
George a proposito del modo in cui il chitarrista "interpretava" la
musica di McCartney: un episodio che ben rifletteva le tensioni
latenti nel gruppo.
Le riprese, iniziate negli inospitali studi cinematografici di
Twickenham a Londra, poi abbandonati per uno studio casalingo alla
Apple Records in Savile Row, sarebbero diventate un film uscito con
lo stesso titolo dell'album, Let It Be - Un giorno con i Beatles,
destinato a restare – e a farli restare – nella storia della musica
pop. Dopo molte ipotesi, tra cui quella di tenere un concerto di
chiusura su una nave o suonando in un locale "a sorpresa" e
all'insaputa del pubblico, il palcoscenico, l'ultimo stage, divenne
la terrazza del loro quartier generale londinese, la Apple, al
numero 3 di Savile Row dove, il 30 gennaio del 1969, ebbe luogo il
loro ultimo concerto dal vivo.
Il pubblico era costituito, oltre che dagli operatori addetti alle
riprese cinematografiche del concerto, da una manciata di
fortunatissimi curiosi, per lo più impiegati dello stesso stabile,
che scalando comignoli e tetti, mai potevano immaginare che
sarebbero stati fortunati testimoni di un evento. In strada, per
contro, decine e decine di bobbies (poliziotti) faticavano a tenere
a bada ancora una volta l'ennesima (e ultima) massa di fans che
avevano appreso in qualche modo la notizia della performance. Ma
subito dopo l'interesse dei quattro per Get Back calò ed essi si
dedicarono a diversi progetti solisti che avevano già pronti nel
cassetto.
La fine (1969-1970)
Le strisce pedonali di Abbey Road, immortalate nella copertina del
disco omonimoCon la scusa dei ritardi nella confezione dell'album e
nella postproduzione della pellicola, Get Back venne più volte
rimandato. I problemi erano effettivamente altri: i piccoli rancori
personali e i grandi disastri finanziari scaturiti dalla Apple.
L'ingresso del manager Allen Klein, destinato a risanare il grave
deficit, fu osteggiato dal solo Paul, il quale propose lo studio
dell'avvocato Eastman, suo suocero. Su quella disputa,
importante ma in altri tempi probabilmente superabile, i quattro
ruppero del tutto i rapporti, e poco dopo persero anche il
controllo sulla Northern Songs, che controlla i diritti
editoriali di quasi tutto il catalogo dei Beatles.
L'unica che premeva per avere un disco nei negozi entro la fine
dell'anno era la EMI, che riuscì a mandare in porto una tregua
temporanea: tra luglio e agosto, negli studi di Abbey Road,
richiamato George Martin che li aveva abbandonati dopo il White
Album perché stanco dei continui litigi, i Beatles scrissero,
provarono e registrarono le ultime canzoni della loro storia.
Neppure un mese dopo fu pronto Abbey Road, il testamento artistico
che conteneva capolavori quali Come Together, Here Comes the Sun,
She Came In Through the Bathroom Window e Something. In Abbey Road i
Beatles utilizzarono il moog (celebre sintetizzatore di suoni) nella
canzone Because. Il disco è l'ultima opera dei Beatles, molto più
significativo, compatto, omogeneo dell'ancora inedito Get Back, già
pronto ma lontano dal vedere la luce.
Alla fine di quello stesso 1969 il tecnico del suono Glyn Johns
ricevette l'incarico di rimettere mano a Get Back, in previsione
della pubblicazione del film, programmato per il maggio dell'anno
seguente. A quel punto però il gruppo era diviso: da un lato Paul,
dall'altro i compagni e soprattutto John e Yoko (sempre più presente
in sala di registrazione).
Il produttore Phil SpectorMentre McCartney stava registrando i brani
del suo primo album da solista, Lennon aveva da poco esordito in
concerto con il suo nuovo gruppo, la Plastic Ono Band. Il 3 gennaio
del 1970, Paul, George e Ringo effettuarono l'ultima seduta a nome
Beatles e registrarono una canzone di Harrison, I Me Mine, ultima
aggiunta all'album. Poche settimane dopo, Paul comunicò ai compagni
l'intenzione di abbandonare il gruppo. Dopo l'uscita di Abbey Road,
Harrison e Lennon (all'insaputa di McCartney) chiamarono l'affermato
produttore Phil Spector per affidargli i nastri di Get Back: Spector
rielaborò radicalmente molte canzoni, e ne uscì un album che,
considerato il fatto di essere registrato praticamente alla vecchia
maniera, tutto suonato dal vivo pezzo per pezzo, è oggi reputato un
eccezionale esempio di coraggio di un gruppo che tornava a mettersi
in discussione per l'ennesima volta.
Il prodotto è l'album Let It Be, che sarebbe uscito un mese dopo
l'intervista con cui McCartney annunciò l'abbandono del gruppo (dopo aver ascoltato le modifiche apportate da Spector alla sua The Long and Winding Road). Fu l'atto finale.
Seguiranno diverse cause legali, ma anche quattro carriere soliste
certo non paragonabili tra loro (e difficilmente accostabili a
quella del complesso unito), e un'eredità pesantissima. A distanza
di più di trent'anni, nel 2003 fu pubblicata la versione originale
dell'album senza nessun ritocco e artificio, Let It Be... Naked,
disco campione d'incassi ancora una volta, e che consacrò, anche nel
nuovo millennio, il gruppo di Liverpool.
« Gli anni Sessanta hanno assistito a una rivoluzione tra i giovani,
che non si è limitata solo ad alcuni piccoli segmenti o classi, ma
che ha coinvolto l'intero modo di pensare. Toccò prima ai giovani,
poi la generazione successiva. I Beatles furono parte di questa
rivoluzione, che in realta è un evoluzione ancora in atto. Eravamo
tutti sulla stessa barca: una barca che andava alla scoperta del
Nuovo Mondo. I Beatles erano di vedetta »
(John Lennon)
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